No tranquilli, non partirò con un pippotto motivazionale. In realtà, voglio spendere qualche parola sul mio modo di vedere la vita ed il lavoro.
C’è una frase di Al Pacino che amo e riassume perfettamente la filosofia che più mi appartiene:
“Forget the career, do the work. If you feel what you are doing is on line and you’re going someplace and you have a vision and you stay with it, eventually things will happen.”
Poco prima delle ferie, mi sono trovato in 1:1 con il mio team leader in Hootsuite. Periodicamente, svolgiamo delle attività di confronto il cui obiettivo è capire se, come dipendenti, ci sentiamo “sulla strada giusta“. Queste call, per me, sono sempre un’occasione per fare un po’ il riassunto delle “puntate precedenti”.
Quando ha chiesto delle mie ambizioni, ammetto di aver avuto qualche difficoltà a rispondere in modo convenzionale. Non ho delle vere e proprie ambizioni: mi riesce da sempre difficile vedere la felicità e la realizzazione come una destinazione.
La felicità è un modo di affrontare il viaggio, è il come “I do the work”. A pensarci bene questa cosa si adatta perfettamente al mercato di oggi: il mondo (e di conseguenza il mercato, appunto) sono in continua evoluzione, così fluidi che a vedere le cose da fuori sembra quasi buffo pensare ad un piano “per i prossimi cinque/dieci anni”. Ad alcuni questa fluidità spaventa, ad altri invece solletica.
Ogni mattina mi sveglio, mi guardo allo specchio (penso che sì, in effetti la pancetta potrei levarla se mangiassi meno pizza) e mi chiedo se sono felice di quello che sto facendo.
- Sono felice? Bene, continuiamo a fare quello che facciamo. La pizza è buona.
- Quello che faccio non mi rende così felice come credevo? Beh, arriva il momento di cambiare. Tanto la pizza sempre buona rimane.
Così, ho pensato a come applicare questo principio al mondo del lavoro e ho capito che:
- non ho nessun interesse a fare una cosa sola, magari in un’azienda dal nome “altisonante”, magari anche a 10k/15k al mese se poi mi succhia via tutto il tempo e non posso godermi nulla;
- preferisco puntare alla costruzione di vari side project (il numero ideale secondo me è 2/3, forse 4) che ti portano alla stessa cifra ma con un effort ben minore nel lungo termine;
La mia necessità principale è la libertà.
No, la libertà non è solo quella di qualcuno che non vuole il datore di lavoro o il superiore di turno. Libertà è anche esporsi, ed esporsi significa accettare che possono succedere cose molto belle, oppure molto brutte.
Ad esempio, non penso scorderò mai quando una sera, controllando i nuovi clienti, ho scoperto che la band con cui sono cresciuto ha scelto la mia app per il suo store. Una soddisfazione immensa, perché quel prodotto l’hai concepito, disegnato, sviluppato e rilasciato TU.
Allo stesso modo, non penso scorderò mai quando, mollato da pochissime ore dalla mia ex, torno a casa per prendermi un po’ di tempo per me. Peccato siamo durante il weekend del Black Friday, il PRIMO weekend di Black Friday per la mia app e no, non avevo pensato che forse è il caso di scalare su un server più grande perché ci sono un migliaio di cambi prezzi in agguato a mezzanotte.
Psicologicamente a pezzi, all’una di notte mi sveglio con gli alert di Sentry che mi avvisano che il server va in fiamme, mentre la casella di posta viene invasa da gente incazzata che mi insulta in ogni modo possibile ed immaginabile. E hanno ragione loro. Ecco, in casi estremi fare side project può essere anche questo. La cosa bella, però, è che quando vivi esperienze del genere ti si sblocca qualcosa nel cervello. Tutto quello che c’era “prima” diventa più piccolo, più semplice. Quando esci dalla crisi ti senti davvero cresciuto e la sensazione di pace che provi è senza limiti.
Libertà è anche svincolarsi da un’unica fonte di reddito, in modo tale da poter avere più scelta nella vita, di lasciare un lavoro/progetto se questo non mi convince più, avendo tempo e denaro a sufficienza per sostituirlo con altro.
Una cosa che tantissime persone non realizzano è che fare soldi e fare carriera sono due cose totalmente diverse tra loro. Nel mio caso specifico, la carriera non mi è mai interessata e non mi attrae. Inoltre, ho sempre trovato futile qualsiasi tipo di competizione che non sia con sé stessi. Ovviamente, de gustibus. Non sono qui per giudicare.
Detto questo, iniziamo! Se questa filosofia è un po’ anche la vostra, sappiate che occorre spaziare molto con la mente. Uno dei modi migliori per farlo è “seguire le briciole”…